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Il sonno della ragione genera mostri marini

I rettili marini, ormai da secoli, sono ritratti come mostri marini. Brutti, terrificanti, con ricostruzioni anatomiche talvolta ai limiti del fantasy.

C'è da ammetterlo, da quando negli anni '20 dell'Ottocento la cercatrice di fossili Mary Anning scoprì due eccellenti scheletri di plesiosauri (i primi scientificamente descritti) l'immaginario collettivo non ha fatto passi da gigante.

Molti li vedono ancora come grossi cigni squamati, altri li ritraggono come serpenti marini dalle fauci spalancate, sempre nel vorace atto di ingoiare qualche preda ignara. I più nostalgici li immaginano ancora combattere sul bagnasciuga con qualche teropode implume.

Mi ha riempito di entusiasmo scrivere l'articolo su Morturneria, nonostante il parlare di mostri attiri molto più pubblico, perché dimostra come la vita, l'evoluzione e le scienze che aspirano a comprenderla possono superare per fantasia addirittura il mito.

L'enfatizzare i "denti aguzzi" creando mostri può portare a sottovalutare la potenziale varietà (e talvolta unicità) delle forme e comportamenti che la Natura ci mette davanti.

Questa incredibile convergenza evolutiva, che scommetto presto sarà dimenticata e neanche "pubblicizzata", tra rettili marini mesozoici e mammiferi moderni spero potrà portare, anche nelle vostre rappresentazioni artistiche, ad ulteriori speculazioni non solo anatomiche ma anche comportamentali.

Perciò, se dobbiamo speculare nel creare mostri, perché oggi non ci rilassiamo con qualche speculazione biologica?

 
Tatenectes by John Conway

Un Tatenectes si nasconde nel fondale?

Nel libro "All Yesterdays" John Conway ha proposto questa rappresentazione di Tatenectes laramiensis, un insolito plesiosauro del Giurassico superiore americano. La caratteristica che mi ha portato a definirlo "insolito" è il corpo appiattito.

Tatenectes aveva infatti un corpo compresso in senso dorsoventrale, con un centro di gravità molto basso come deducibile dalle costole ventrali robuste (pachiostotiche), anche e sopratutto rispetto agli altri plesiosauridi. Questa conformazione è riscontrabile in vertebrati marini estremamente specializzati per muoversi lungo i fondali grazie alla massa scheletrica concentrata nella regione del ventre.

L'immagine enfatizza proprio questo aspetto costiero, ipotizzando una strategia di caccia basata sul mimetismo, come per lo squalo tappeto ed altri pesci moderni, con il corpo disteso lungo il fondale sabbioso. Tatenectes avrebbe aspettato immobile una preda avvicinatasi alla portata del lungo collo, scattando all'ultimo istante.

 
Elasmosaurus by John Conway

L'amore al tempo dell'Elasmosaurus

Bene, se avete dei bambini metteteli a letto.

L'Elasmosaurus è una creatura incredibile, anche per gli standard decisamente insoliti di Plesiosauria. Il collo possedeva 71 vertebre cervicali, una circostanza eccezionale per qualsiasi essere vivente. Seppure fossili di questo animale siano stati ritrovati ovunque, le specie con il collo più impressionante per lunghezza abitavano solo il Mare interno Occidentale, una vasta distesa di acqua che ricopriva la parte continentale dell'attuale Nordamerica tra i 110 e i 60 milioni di anni fa.

Numerose ipotesi sono state formulate per giustificare cosa possa aver favorito lo sviluppo di colli così "estremi".

Le più attendibili hanno ipotizzato che particolari tecniche di alimentazione siano all'origine di tale adattamento, tuttavia, ipotesi più fantasiose vedono questa "stravaganza" associata a tecniche insolite di corteggiamento o riproduzione.

Questo aspetto non è verificabile dai fossili e personalmente lo ritengo in contrasto con l'anatomia generale dell'animale, ma il solito John Conway in questa illustrazione vagamente allusiva tenta di immaginare come poteva svolgersi un corteggiamento: i maschi sforzano la loro conformazione alzando il rigido collo in verticale fuori dall'acqua, dando prova della loro forza e resistenza alle femmine astanti di Elasmosaurus.

...vi avevo detto di mettere a letto i bambini, no?

 
Umoonasaurus by Johua Knuppe

Eric ed un pesce di nome Wanda

Umoonasaurus è un plesiosauro australiano del Cretaceo inferiore, di cui "Eric" è un esemplare praticamente completo eccezionalmente conservato in opale. All'interno dello stesso Eric vennero ritrovati fossili, anche questi opalizzati, del suo ultimo pasto comprendente anche un pesce di nome Wanda (soprannominato così in onore dell'omonima commedia del 1988 diretta da Crichton).

In questa illustrazione Joshua Knüppe si è ispirato, per colorazione e forma della lingua, alla tartaruga alligatore: questo rettile marino moderno si mimetizza lungo il fondale di fiumi, confondendosi grazie alla colorazione o ricoprendosi di alghe. Utilizza poi la lingua, dotata di un'appendice rossastra a forma di verme, per attrarre le prede mentre resta ad aspettarle immobile con la bocca spalancata.

La speculazione, dal punto di vista artistico, è molto interessante perché illustra un insolito comportamento di caccia ma a livello etologico le tartarughe e le loro migrazioni a scopo riproduttivo possono suggerire un aspetto ancor più speculativo.

Umoonasaurus viveva in un braccio di mare interno al continente australiano ad una latitudine così alta, durante il Cretaceo inferiore, da essere soggetto a condizioni climatiche di gelo stagionale. Questo suggerisce che tale Plesiosauro doveva possedere dei particolari adattamenti per resistere a queste condizioni sfavorevoli: un elevato metabolismo è solo parzialmente una spiegazione accettabile perché, se è plausibile la sopravvivenza di un adulto in acque gelide grazie a riserve di grasso ed alto metabolismo, questo è molto più inverosimile per i cuccioli. Umoonasaurus avrebbe potuto spostarsi in acque più calde, sfruttando canali fluviali di acqua dolce, per mettere al mondo i propri piccoli, tornando poi al proprio consueto areale quando consentito da temperature favorevoli.

 

Saurotterigi come otarie e lontre di mare?

Abbiamo già visto che Nothosaurus era un predatore costiero, più adatto alla predazione lungo acque basse vicine alla terraferma, piuttosto che alla caccia in alto mare. Questo ha lasciato supporre uno stile di vita, oltre che una nicchia ecologica, simile a quella delle otarie o leoni di mare.

Ma c'è di più.

Altri membri dei Saurotterigi seguivano una dieta composta da animali dal guscio duro, per i quali avevano sviluppato insolite dentature "a scalpello" che usavano per staccare il cibo dal fondale marino. Altri ancora avevano denti stondati e appiattiti, utili per frantumare o aprire le conchiglie. Per questi predatori è stata immaginata, in modo speculativo, un comportamento ed una dieta durofaga simile a quella di mustelidi insoliti come sono le lontre di mare (Enhydra lutris) differenziatesi a loro volta dai membri della propria famiglia proprio per accedere a diverse risorse alimentari.

Questi rettili marini adatti alla raccolta di prede sui fondali divennero sempre più grandi, pesanti e piatti, non essendo necessario loro lo sviluppo di una importante velocità nel nuoto, spendendo meno energie per raggiungere le profondità grazie al maggiore peso. Tra questi animali i più famosi sono i Placodonti, come il Placodus nell'immagine realizzata da Dan Varner, vissuto 240 milioni di anni fa.

Questi rettili marini, lunghi anche due metri, schiacciavano le conchiglie grazie ai denti piatti (il nome ha proprio questo significato) e nuotavano pagaiando lentamente o camminando nell'acqua bassa.

L'assenza di ritrovamenti di molluschi nello stomaco di questi animali ha lasciato supporre, addirittura, che si trattasse di mangiatori di alghe e piante marine, simili come comportamento ai sirenidi attuali che vivono in grandi gruppi brucando il fondale.

 

Il misterioso Henodus

Lo sviluppo di corpi sempre più pesanti ed appiattiti ha portato i Placodonti ad assomigliare sempre più alle tartarughe marine. Henodus, lungo fino ad un metro, ha sempre rappresentato un affascinante enigma evolutivo. Si tratta innanzitutto dell'unico placodonte di acqua dolce, essendo i depositi tedeschi di Gipskeuper, dove sono stati rinvenuti i resti, un'antica laguna di acqua stagnante.

Ma la caratteristica, a mio giudizio, più interessante sono i denti ridotti, probabilmente privi di funzione nell'alimentazione e nella ricerca di cibo: è stato supposto potessero avere una qualche funzione nello staccare le alghe da rocce sommerse, poiché la muscolatura della mandibola non consentiva di mordere o frantumare gusci in modo efficace.

Le ossa della mascella possedevano inoltre solchi longitudinali, all'interno dei quali potevano essere presenti elementi simili a setole o capelli. Questo aspetto, misterioso fino ad oggi, può essere letto sotto una luce nuova dopo lo studio riguardante Morturneria: queste strutture avrebbero potuto funzionare a loro volta come i fanoni delle balene, filtrando l'acqua e trattenendo piccoli animali o piante.

Ho voluto concludere con una mia speculazione questo articolo insolito (creato sopratutto per far conoscere alcuni rettili marini meno famosi), per ricordarvi che pur restando razionali e scientifici non dovete smettere di immaginare animali reali, con esigenze e comportamenti plausibili in natura e che questi, spesso, possono essere ancora più strabilianti dei mostri creati dalle leggende e dalla superstizione.


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