Il grande squalo bianco
Il Carcharodon carcharias, noto anche come Grande squalo bianco, è così grande come il suo nome suggerisce?
Con una lunghezza che può arrivare anche oltre i sei metri è senza dubbio il pesce predatore più grande del pianeta.
Oggi.
Ma questa settimana sarà dedicata al Carcharodon megalodon, un antico parente molto stretto del Grande squalo bianco, a confronto del quale quel "Grande" nel nome può apparire quasi un eufemismo. Ma per comprendere il gigante preistorico è bene prima conoscere quelle che sono le caratteristiche dei suoi affini più vicini.
Il Carcharodon carcharias, il cui nome tradotto significa letteralmente "pescecane dai denti aguzzi", è senza dubbio lo squalo più noto e studiato. Oggi diffuso praticamente in tutte le acque temperate e tropicali, ed occasionalmente anche nelle acque fredde, è conosciuto con svariati nomi: da "mangiatore di uomini" al mio preferito "La morte bianca".
Questa sua aggressività verso gli umani è talvolta una semplice calunnia, non ci sono sufficienti prove, infatti, che attestino una particolare propensione verso la predazione degli esseri umani, quantomeno superiore a quella di qualsiasi altro squalo, anzi alcune ricerche hanno addirittura dimostrato che le vittime umane più comuni, i surfisti, vengono spesso attaccate perché scambiate dal basso per foche.
Le prede solitamente vengono lasciate subito dallo squalo, coerentemente con la tecnica di caccia di questo animale (che vedremo tra poco), subendo spesso mutilamenti ma quasi mai venendo mangiate direttamente, come le leggende popolari tendono a raccontare.
La cattiva fama di mangiatore di uomini e di spietato predatore deriva probabilmente soprattutto dai media che lo hanno spettacolarizzato come un antagonista del cinema. Il film "Lo squalo", diretto da Steven Spielberg, è sicuramente quello che ha contribuito di più all'idea che abbiamo oggi di questo straordinario predatore, ma secondo i dati raccolti dalle organizzazioni internazionali (come l'ISAF "International Shark Attack File") i casi rilevati di attacco da parte di questo predatore sono di molto inferiori rispetto a quelli solitamente attribuibili.
Anzi, paradossalmente, questo predatore apicale è una specie vulnerabile proprio a causa della caccia operata dall'uomo -nonostante sia considerato una specie protetta- poiché la sua fama di cacciatore spietato lo rende una preda popolare per l'unico vero cacciatore spietato che vi è sulla Terra: l'uomo.
Ciò che ha reso questo squalo un predatore così efficiente è la sua capacità di mantenere i muscoli ad una temperatura superiore a quella dell'acqua, ciò lo ha reso in grado di nuotare in modo molto potente sia in superficie che in profondità, coprendo delle distanze grandissime in un tempo relativamente breve. Nonostante quanto si pensi, infatti, questo animale è un rapido inseguitore e lo si può addirittura vedere compiere dei balzi acrobatici fuori dall'acqua.
Questa potenza muscolare espressa nel nuoto ha tracciato anche una strategia di caccia estremamente efficace: il feroce attacco iniziale è solitamente seguito da un altrettanto rapida ritirata temporanea, questo è fatto per fiaccare la preda che ferita inizia a fuggire e a perdere sangue, stancandosi sempre più mentre lo squalo la segue da vicino senza ingaggiare uno scontro che potrebbe anche rivelarsi rischioso. Ritorna poi velocemente per nutrirsi senza rischi quando la preda oramai è sfinita dall'inseguimento o morta a causa delle ferite o del dissanguamento.
Di norma è un cacciatore solitario ma occasionalmente è stato osservato mentre si cibava di una carcassa in coppia o addirittura in piccoli gruppi dove gli individui di maggiori dimensioni mangiavano per primi, in una sorta di rituale collettivo gerarchizzato. Anche il modo di nuotare è funzionale alla gerarchia del branco.
Le sue prede favorite sono foche e leoni marini, delfini e altri grandi pesci (compresi ovviamente anche altri squali), ma in caso di necessità lo squalo bianco si nutre di qualunque animale sia in grado di cacciare.
Si può notare un dimorfismo sessuale, che si evidenzia soprattutto nella differenza di dimensioni: le femmine sono normalmente più grandi degli esemplari maschi e partoriscono dai quattro ai quattordici piccoli (lunghi alla nascita all'incirca un metro e mezzo).
La riproduzione di questi squali è ovovivipara, nonostante normalmente venga descritto diversamente, con addirittura narrazioni di cannibalismo intrauterino mediate probabilmente dal comportamento dello squalo toro, dove nell'utero i piccoli si alimentano con le uova non fecondate degli altri embrioni, iniziando così precoci a nutrirsi di altri squali!
Tra le caratteristiche anatomiche più note di questo squalo vi è certamente la colorazione (da cui prende il nome popolare) caratterizzata da un dorso grigio ardesia e da un ventre notevolmente più chiaro e tendente al bianco. Questa caratteristica, comune in molti predatori acquatici (ci sono evidenze fosse presente anche nel Mosasaurus) è nota come "countershading" e serve a mimetizzare la sagoma quando vista dal basso (dove la luce del sole sull'acqua tenderebbe ad evidenziare un profilo scuro).
Altre note caratteristiche sono la coda a mezzaluna, la pinna dorsale larga e triangolare, il muso conico... ma più di ogni altra cosa: la bocca!
I "denti aguzzi" del nome scientifico sono infatti grandi denti triangolari grossolanamente seghettati. Questo spettacolare equipaggiamento è funzionale a lacerare le carni delle sue sfortunate prede. Talvolta sono stati addirittura osservati degli esemplari di squalo bianco mentre nuotavano mostrando i denti con lo scopo deterrente nei confronti di rivali (sessuali o per le risorse alimentari) o per difendere il proprio territorio.
Questo articolo, decisamente non paleontologico, serve ad introdurre degli aspetti (soprattutto nella strategia di caccia) che ritroveremo quando andremo a tracciare un'analogia con parenti oramai estinti.
Le impressionanti fauci di questo magnifico predatore (nel disegno sono state realizzate dall'artista italiano Alessandro Mastronardi) vi appariranno quasi innocue, quando parleremo del dentario dello straordinario Megalodon!
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