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Nothosaurus: il falso (dino)sauro

Il Nothosaurus non è un dinosauro, così come tutti quelli che vengono comunemente chiamati "dinosauri marini".

Sarebbe molto meglio definirlo un rettile marino.

Tra questi è anche uno dei più antichi, essendo vissuto durante il Triassico superiore e medio (240-210 milioni di anni fa circa). Non è decisamente un dinosauro.

Appartiene al superordine dei Saurotterigi (Sauropterygia), di cui fanno parte anche i noti plesiosauri e molti degli esemplari trovati nella Formazione di Besano, in Lombardia.

Adesso che abbiamo chiarito che definirlo un "dinosauro" è sbagliato, dobbiamo domandarci: ma quindi Nothosaurus, cos'era?

Nothosaurus by IndiWolf
 

Un temibile predatore marino

Sostanzialmente si tratta di animali evolutisi, in una moltitudine di forme, da diapsidi primitivi. Più simili alle attuali lucertole, di quanto siano effettivamente con quelli che consideriamo comunemente i sovrani del Mesozoico: i dinosauri.

Ma questo non deve indurre in errore, il Notosauro era infatti un efficace predatore, capace di popolare interamente i margini del grande oceano noto come Tetide, dall'Europa occidentale fino alla Cina. Le varie specie, sviluppatesi in momenti e luoghi spesso molto diversi, presentano una grande variabilità di forme e dimensioni. Quelle più grandi sarebbero arrivate ad occupare anche la nicchia di superpredatori nel loro ambiente, nutrendosi talvolta anche di altri rettili marini, come i placodonti, trovati all'interno dello stomaco di alcuni esemplari fossilizzati.

La forma della testa (lunga, stretta e piatta) suggerisce una predazione fatta con rapidi scatti laterali verso le prede che passavano accanto. I denti aghiformi ad incastro, funzionali per la cattura di prede scivolose, come pesci e calamari, completavano l'opera.

Il morso era saldo e repentino come suggerito dagli spazi lungo la mandibola, poiché tali inserzioni erano adatte per ospitare muscoli larghi e lunghi.

Vivendo occasionalmente anche sulla terraferma occupava la nicchia ecologica di predatore lungo le basse acque costiere, differentemente dai suoi affini successori plesiosauri che si adatteranno meglio alla vita marina e anche alle profondità oceaniche. Probabilmente era un predatore da agguato, che attendeva semi immobile finché banchi di pesce non gli nuotavano vicino ed allora guizzava veloce lateralmente prendendoli tra le fauci, ma impronte rinvenute in Cina suggeriscono che occasionalmente poteva anche scavare il fondale sabbioso alla ricerca di prede.

Altri membri della sua famiglia, strettamente imparentati e coevi, come il Simosaurus, usavano strategie di caccia diverse così da evitare una sovrapposizione nella nicchia ecologica: Simosaurus aveva infatti le mascelle più larghe e snodate, adatte a filtrare l'acqua mentre le spalancava a caccia di prede, e possedeva denti posteriori stranamente appiattiti rispetto al dentario anteriore, più classicamente conico ed appuntito. Questo dimostra una dieta non esclusivamente piscivora, ma piuttosto un adattamento alla frantumazione dei gusci di ammoniti o delle scaglie protettive di grandi pesci ossei, prede inaccessibili per il Nothosaurus.

Questa differenziazione evitava una concorrenza per le stesse prede tra questi stretti parenti, permettendo la diffusione e la prosperità per entrambi negli stessi ambienti.

 

Diverse specie o molte varianti?

Si conosce un notevole numero di fossili di Nothosaurus, molti dei quali scoperti all'inizio del XIX secolo in Germania, inizialmente attribuiti a diverse specie. L'olotipo, il modello di riferimento, è stato rinvenuto in depositi tedeschi risalenti al Muschelkalk e descritto nel 1934 dal paleontologo Georg zu Münster.

Questa prima specie, il Nothosaurus mirabilis, vide descritte numerose altre specie successive di animali molto simili come il Chondriosaurus, il Dracontosaurus, l'Elmosaurus, il Kolposaurus, Menodon, l'Oligolycus, Opeosaurus, Paranothosaurus e Shingyisaurus (elencati in ordine alfabetico).

Ma bisogna sempre ricordare che questi organismi sono classificati solo in base ai fossili e nuove scoperte, nuovi fossili e nuove prove, possono rivelare che quelle che precedentemente si pensava fossero specie diverse in realtà sono semplici varianti della stessa.

Negli anni si è passati, quindi, alla riassegnazione dei nomi di una cinquantina di specie differenti, oggi ascritte alle quattordici specie di Nothosaurus.

Anche il nostrano Paranothosaurus amsleri, scoperto negli scisti ittiolitici di Besano, è stato riassegnato insieme ad altri affini rinvenuti ad Osnabrück, in Germania, al Nothosaurus giganteus, uno dei più grandi dell'intera famiglia con oltre 4 metri di lunghezza ed un cranio di 70 centimetri.

Ma non tutti erano animali di tali dimensioni (davvero importanti per gli standard del Triassico), il Nothosaurus haasi, rinvenuto in Israele, era lungo appena un metro con un cranio che raggiungeva a malapena i 12 centimetri. Questa variabilità nelle dimensioni può essere dovuta proprio alla coabitazione di diverse specie negli stessi areali o come risposta evolutiva ad habitat con minori disponibilità di cibo.

Nothosaurus by Abelov

 

Un rettile marino primordiale

Nothosaurus conservava alcune caratteristiche primordiali dei più antichi rettili diapsidi, tratti che saranno perduti o modificati durante l'evoluzione di Sauropterygia.

Il corpo era ricoperto di squame, svantaggiose in acqua rispetto ad una pelle liscia capace di ridurre l'attrito consentendo una maggiore idrodinamicità. Questo comporta, rispetto a rettili marini più adatti alla vita acquatica, un minore sviluppo di velocità in proporzione di un maggiore dispendio di energie. La modalità natatoria stessa di Nothosaurus resta un dilemma, anche se la coda, pur essendo in proporzione più corta rispetto ad altri Saurotterigi, lascia immaginare una funzione simile a quella di un timone pur con meno peculiarità rispetto ad altri gruppi di rettili marini.

La propulsione era garantita in massima parte dai corti arti a forma di pagaia, probabilmente palmati ed usati per spingersi in acqua con un movimento simile a quello dei remi.

Le zampe, provviste di cinque dita, erano posizionate ai lati del corpo e le articolazioni delle spalle e dell'anca suggeriscono una fase di locomozione sulla terraferma simile a quella osservabile nei rettili moderni, seppure più impacciata come dimostrano le centinaia di tracce fossili, alcune delle quali lasciate durante gli spostamenti lungo fondali marini molto bassi.

Nothosaurus era quindi un rettile anfibio, adatto a cacciare e prosperare nelle acque costiere ma non ancora del tutto svincolato dall'elemento terrestre. La sua evoluzione, così come l'estinzione, è stata tutta contenuta ai margini di quello straordinario regno marino che era l'oceano Tetide durante il Triassico, costellato di lagune calde e basse oltre che vaste zone costiere e bacini.

Quando l'estinzione di fine Triassico spazzerà via la gran parte dei Saurotterigi, il solo gruppo che sopravviverà saranno proprio i Plesiosauri, totalmente svincolati dal primordiale elemento terrestre.


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