Ma quanto è grande un Mosasaurus?
Ho sempre amato la voce dei bambini quando pronunciano i nomi dei dinosauri. Sembra quasi una formula magica, come se pronunciando un nome possano soggiogare un animale grande quanto una casa, riportarlo in vita dopo 65 milioni di anni e farlo combattere contro i suoi simili su un tappeto di gomma. C'è magia nel sentire un bambino di 3 anni dire nitidamente: Dilophosauro. La fantasia e l'immaginazione gli hanno aperto una finestra sul mondo, sulla curiosità, sulla scienza. Poi magari crescendo sceglierà, per colpa sua o meno, di chiuderla. Inizierà a sbagliare i congiuntivi, scriverà male "pultroppo", dimenticherà che c'è stato un tempo in cui conosceva tutti i nomi scientifici in greco antico e latino di animali estinti da milioni di anni. Vi do un consiglio, per quel che vale: non smettete di sognare. Certo vi diranno che i sogni sono difficili da seguire, forse è meglio adattarci a qualcosa di più realistico, di possibile. Ma possibile non significa facile, lo abbiamo imparato tutti, così come difficile non significa impossibile.
Ma adesso probabilmente vi starete chiedendo: e il Mosasauro?
Oggi ero a pranzo con la mia famiglia, la parte che vive lontana da me. Una di quelle strane occasioni dove gli amici di famiglia si sentono più a casa loro di te, che andando lì due volte l'anno sei quasi un ospite.
Un bambino stava seduto in giardino e faceva guizzare su e giù un oggetto blu affusolato. Non smetto mai di essere curioso, ed è una fortuna. "Come si chiama quello?" ho chiesto sedendomi sul prato accanto a lui.
"Mosasauro!" ha detto convinto, porgendomi un giocattolo di Jurassic World, di quelli che muovi la pinna caudale e si apre la bocca.
Immaginate ora la parola "mosasauro" pronunciata da un esemplare cucciolo di Homo sapiens appena uscito dall'asilo, un pochino sdentato e con la zeppola.
"Ed è una balena?"
"No, è un dinosauro!" l'ha detto che il piglio che mettono i bambini quando rimproverano gli adulti. Non importa l'errore, non volevo correggerlo, in quel momento era un giovane paleontologo.
Ha iniziato a spiegarmi cosa mangiava, quando viveva. Io intanto annuivo come se fosse la cosa più curiosa che avessi mai sentito nella mia vita: in quel momento era un mago e la sua fantasia stava facendo l'incantesimo. Poi mi ha guardato, i bambini non sono scemi come noi adulti, in qualche modo sapeva che lo stavo capendo e mi ha chiesto, con il tono di uno che sta per chiedere dov'è nascosto il Santo Graal: "Ma quanto è grande un mosasauro?"
Devo riconoscere una cosa a Jurassic Park, da quasi 30 anni stimola la fantasia dei bambini, oramai abbracciando due generazioni. Se non ci fosse stato molti di noi non conoscerebbero il dilophosaurus.
Questo è un fatto. Un altro fatto è che il dilophosaurus probabilmente non sputava veleno, era grande il doppio di quello del film e non ci sono prove avesse una clamide che si apriva in caso di attacco.
Jurassic World ha probabilmente dato una visibilità al mosasauro mai avuta prima. Complice un'entrata in scena del genere:
L'effetto "WOW" è assicurato! Però ha anche creato un mostro, di nuovo. L'animale è sovra dimensionato all'inverosimile, considerando che il pesciolino che addenta dovrebbe essere un grande squalo bianco (il "grande" nel nome dovrà pur significare qualcosa, no?). Peggio ancora quando in una scena cattura al volo uno pterosauro che trasportava una tizia di cui non ricordo il nome neanche a pagarlo (quanto vorrei adesso la memoria di un bambino). Ok, bella sfiga, ma un po' di realismo? Alla fine si riprende, non per accuratezza (anche perché con un morso trascina in acqua l'Indominus rex, che dovrebbe essere anche più grande e pesante del Tyrannosaurus) ma quantomeno perché mette fine a quella specie di Royal Rumble che si era creata nel peggior finale che un film sui dinosauri potesse desiderare. Per chi volesse rivederlo vi metto il video, a me ricorda tremendamente quando guardando il Wrestling usciva fuori Randy Orton dal nulla e vinceva un match assurdo.
Praticamente lo stesso effetto. Solo, con meno realismo.
Avrei tanto voluto domandare io a lui da dove hanno estratto il sangue di mosasauro gli ingegneri genetici di Jurassic World, dopotutto non penso ci fosse una zanzara subacquea che poi finiva imprigionata nella resina di qualche albero in mezzo all'oceano. E invece ho iniziato a raccontargli io come sono nati i veri mosasauri e il bello dei bambini è che puoi raccontargli anche la cosa più pesante e noiosa del mondo, io ho sentito credo 200 volte il racconto dei bombardamenti del 8 settembre 1943, ma ti staranno sempre a sentire con curiosità.
N.B.: tra parentesi scriverò le note per gli adulti.
Il primo fossile di Mosasaurus è stato trovato in una miniera a Maastricht, nei Paesi Bassi (qui lui ha riso, beata innocenza) nel 1764, e prende il nome da un fiume lì vicino: il Mosa. Ha vissuto durante l'ultimo periodo prima dell'estinzione di massa dei grandi dinosauri (non degli uccelli, badate bene adulti): il Maastrichtiano (qui non ha riso), facile da ricordare perché prende il nome dalla città di prima, Maastricht.
Inizialmente era ritenuto una sorta di balena ("un grande pesce che respira") o un coccodrillo piuttosto arcaico, visto che era stato rinvenuto il cranio. La prima descrizione scientifica accurata (nel 1799 effettuata da Adriaan Camper) lo aveva identificato come una lucertola gigante simile al drago di Komodo (in realtà più simile al varano del Nilo, ma dopo mi toccava spiegargli anche quello quindi ho nominato il cugino più famoso).
Anche il francese Georges Cuvier confermò tale ipotesi, ma il mosasauro rimase senza nome fino al 1829 quando il medico e geologo inglese Gideon Mantell (quando ha detto "quello dell'iguanodon!" ho pensato di adottarlo) gli diede il nome attuale.
Fossili successivi hanno stabilito che poteva raggiungere la straordinaria lunghezza di 18 metri, arrivando a pesare fino a 20 tonnellate (ha guardato il suo giocattolo, forse pensando che non era così pesante): pochissimi altri animali marini erano più grandi (ad esempio lo Shastasaurus sikanniensis).
Come catturava le prede? (Ha sgranato gli occhi e si è fatto più vicino) Era un predatore straordinario, con una mascella potente in acqua quanto quella del Tyrannosaurus sulla terra ferma, diffuso in quasi tutti i mari dell'epoca, soprattutto in quelli poco profondi (come il mare di Niobrara che tagliava in due l'America Settentrionale del tardo Cretaceo) dove si nascondeva per poi piombare sulle prede ignare (immagino lui abbia pensato a qualcosa fuori dall'acqua come nel film, ma la dieta principale erano pesci e calamari).
Preferiva nascondersi e tendere agguati alle prede perché il corpo non era adatto a lunghi inseguimenti.
Nuotava grazie alla spinta della lunga coda sottile bilobata, muovendo il corpo in modo analogo a come fanno in acqua i serpenti o le anguille.
Le "pinne" fungevano da timone quando nuotava in velocità e da remi quando, invece, aveva un'andatura più lenta.
Com'è la bocca di un serpente lungo 18 metri? (Immaginate la sua faccia) Il mosasauro aveva delle giunzioni nella bocca (sul mento e all'incirca metà della mascella inferiore) che gli facevano ingoiare prede enormi, analogamente alle mascelle dei serpenti e (sulle ossa palatali) aveva lunghi denti ricurvi (anche di 15 centimetri di lunghezza) adatti per trattenere le prede.
Il mosasauro non era una balena, ma neanche un dinosauro: era un rettile molto più simile ai varani o ai serpenti.
"State giocando con il delfino?" è intervenuto il padre, per portarlo dentro a pranzo.
"Papà lo sai che il mosasauro aveva una bocca come quella dei serpenti..." neanche so se lo stesse realmente ascoltando. Quanto "adoro" gli adulti con le loro approssimazioni ("delfino"), con la loro paura di porsi delle domande nel timore di non possedere tutte le risposte.
Vorrei dire che questo articolo un pochino sopra le righe (ma qui potete trovare una versione più "adulta") è dedicato al padre del bambino.
Ma in realtà, se siete arrivati a leggere fin qui con la curiosità di un tempo, è dedicato al bambino che è in voi. Qualsiasi cosa state facendo nella vita, non è mai troppo tardi per prendersi un minuto per fargli un saluto. Da parte di un bambino ormai adulto che ha imparato prima a dire "Dilophosaurus" che "coca cola" (ma in compenso bevevo tanta "cola cola"!)