Come cacciano gli squali più grandi?
Pensate ad un grande squalo che mangia.
La prima immagine che vi è venuta in mente è un'enorme bocca spalancata provvista di denti aguzzi?
Questa immagine è perfettamente rispondente, magari, ad uno squalo bianco. Ma pur essendo tutti i pesci cartilaginei dei carnivori, con una dieta formata principalmente da prede vive, sarebbe riduttivo considerare tutti gli squali con queste fattezze.
Il fatto che la gran parte degli squali siano dei predatori attivi non deve far dimenticare che molte specie si nutrono invece dei resti di animali morti (anche se solo poche si limitano a cibarsi di carogne) ed alcune che si nutrono prevalentemente di plancton assumono anche piante microscopiche durante il filtraggio dell'acqua.
Associare alle dimensioni grandi dei grandi denti è fuorviante, quindi. Le specie di squali e razze più grandi, infatti, sono filtratori: i loro denti sono di dimensioni ridotte ed hanno sviluppato delle proiezioni rigide nell'arcata branchiale per isolare l'acqua dai piccoli animali. Questo è evidente, ad esempio, osservando gli opercoli branchiali di cui squali e razze sono forniti in numero variabile da 5 a 7 paia, mentre le chimere ne hanno soltanto uno. Il funzionamento di tali opercoli ricorda quello di una camera stagna: quando l'acqua entra nella bocca le fessure sono chiuse, quando l'acqua esce dalle fessure la bocca è chiusa. Comunemente gli squali di medio-grandi dimensioni sono cacciatori formidabili, praticamente privi di predatori naturali (salvo le orche e i capodogli), la maggior parte di essi ha un corpo idrodinamico e pinne rigide per compiere virate, garantire la propulsione e la stabilizzazione durante il nuoto.
I grandi filtratori, invece, sono normalmente dei nuotatori molto lenti e placidi.
Ma la caratteristica distintiva più evidente, spesso sottovalutata, è data dalle mascelle possenti con file di denti affilati rimpiazzati per tutta la vita dell'animale. Normalmente i denti si differenziano in base ad una funzione preminente, corrispondente anche alla nicchia ecologica occupata: i denti dello squalo Mako, ad esempio, sono adatti per trattenere prede veloci, sono molto aguzzi e con la punta affilata, talvolta dotati alla base di cuspidi accessorie; altri, come quelli dello squalo bianco, hanno il bordo seghettato e sono più adatti per tagliare e strappare la carne; altri ancora, come il palombo, hanno denti piatti e concatenati simili a quelli delle razze, adatti per triturare il cibo. In ogni caso i denti persi vengono sostituiti da altri che crescono dietro di loro: per gli squali preistorici questa è una testimonianza fossile importantissima in quanto, trattandosi di pesci cartilaginei, è impossibile rinvenire degli scheletri, perciò le scaglie placoidi e i denti sono le migliori testimonianze a nostra disposizione. Differenti tipologie di denti presuppongono, nonostante quanto venga normalmente mostrato nei documentari o nella divulgazione di massa, anche differenti tecniche di caccia e metodologie diversificate per procurarsi il cibo.
Le tecniche dei predatori si basano normalmente su inseguimenti brevi e veloci attuati in alto mare o in agguati a sorpresa vicino le baie costiere, le barriere coralline e gli atolli.
Altre specie cercano nel loro ambiente delle prede sedentarie o lente, altre addirittura raschiano il fondale per cercare animali che vivono nascosti nelle loro tane. Alcuni sono degli spazzini necrofagi che utilizzano il loro sviluppatissimo senso dell'olfatto per localizzare carcasse in alto mare. L'olfatto e infatti uno dei sensi più sviluppati ed alcuni squali riescono a determinare la presenza di tracce di cibo fino a diluizioni di una parte per un milione. L'Isistius brasiliensis, o squalo cookiecutter (già, avete letto bene "taglia biscotti"), si è talmente specializzato da essere considerabile un parassita di altri grossi animali marini.
Dal mio punto di vista l'aspetto più affascinante nelle tecniche predatorie degli squali di grandi dimensioni, è costituito proprio dalle tre specie più grandi. Questi squali sono dei filtratori, seppure con peculiari tecniche differenti. Il miglior esempio è lo squalo balena, noto per essere il pesce più grande al mondo, con una lunghezza che può raggiungere i 14 metri. Questo squalo all'apparenza spaventoso è completamente innocuo per l'uomo e si nutre prettamente di plancton mentre nuota lentamente filtrandolo con le branchie. La bocca è inusuale per uno squalo e si trova la fine del muso, ed anche se le mascelle misurano oltre un metro di lunghezza sono armate soltanto di denti piccolissimi. La particolare tecnica di caccia dello squalo balena, in grado di nutrirsi anche in posizione verticale usando la bocca come un gigantesco secchio dove convogliare il cibo, ha portato riflessioni speculative anche su creature marine oramai estinte. La tecnica consiste in un effetto risucchio creato portando la testa sopra la superficie dell'acqua abbassandosi poi rapidamente così da far entrare l'acqua nella bocca aperta. Questa acqua viene poi filtrata dalle arcate branchiali che trattengono plancton, pesci e piccoli calamari. Un'altra tecnica affascinante è quella del secondo pesce al mondo per grandezza: lo squalo elefante. Questo squalo filtratore si muove nell'oceano lentamente con la bocca spalancata facendovi entrare un'enorme quantità di acqua e plancton. La testa è circondata da fessure branchiali ed è provvista di rastrelli coperti di muco: quando l'acqua viene espulsa questi trattengono il plancton che viene rapidamente ingoiato. Infine un'altra straordinaria tecnica di caccia e quella del Megamouth, uno degli squali meno conosciuti che prende il nome dalla dimensione dell'enorme bocca. Questo squalo, avvistato solamente quattordici volte, probabilmente abita nelle profondità oceaniche spingendosi verso la superficie solo di notte mentre segue i movimenti del plancton. La particolarità della sua tecnica di caccia consiste nella colorazione dell'ampia zona orale: una striscia luminescente sul margine della mascella superiore ed un pavimento boccale argenteo sono infatti ben visibili quando lo squalo nuota a bocca aperta, riuscendo con la loro luminosità ad attrarre le prede.
Questo articolo serve per ricordare come la natura ci pone di fronte ad una molteplicità di forme stupende e quando immaginiamo uno squalo e gli adattamenti predatori che ne garantiscono il successo da centinaia di milioni di anni, non dobbiamo immaginare soltanto terribili fauci irte di denti aguzzi.
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