Il nostro cervello lavora per immagini
Cos'è la Paleoarte? Si può immaginare qualcosa che non si conosce? La forma, i movimenti, i colori? Da sempre l'uomo esplora l'ignoto aggrappandosi a ciò che è familiare, quotidiano. Dai nomi alle rappresentazioni, basti pensare all'ippopotamo o all'ippocampo (quello nell'immagine è stato creato dalla bravissima Silvia Pasqualetto) , entrambi animali inconsueti che per essere ricompresi in un concetto finito avevano bisogno di un'analogia concreta: il cavallo, uno degli animali più comuni nell'ambiente antropico insieme al cane, al gatto e, forse, al topo. Neanche serve dire che anche questi animali sono stati oggetti di numerose analogie, tre nomi su tutti: pesce-cane, pesce-gatto, pesce-topo (i Macrouridae). Ma basta chiacchiere, dopotutto: il nostro cervello lavora per immagini.
I dinosauri (e tutti gli altri animali estinti in generale) non fanno eccezione: è fondamentale ricorrere all'analogia, ad un immagine autoesplicativa, per sintetizzare l'essenza di qualcosa che altrimenti resterebbe solo un nome. Gallimimus, ha un'analogia esplicita, ma anche Oviraptor (la sua vera storia la trovate qui) ha un nome che comunque senza fare un'analogia propone un'immagine autoesplicativa: un ladro di uova. Solo il nome ci fa intuire il comportamento, supposto, dell'animale.
Si tratta però di una nostra costruzione mentale, non bisogna dimenticarlo mai, neanche desunta dai fossili ma spesso solo dal nostro subconscio. Perciò dovrò dire in altri articoli (oltre a questo) che Velociraptor probabilmente non era così veloce, perché il nome e l'immaginario collettivo vi hanno già plasmato un'idea e difficilmente la supererete. Velociraptor, per tutti, è veloce. Questo tipo di induzione non può essere rimossa facilmente, salvo quando uno ha lo spirito dell'iconoclasta, che purtroppo mi manca. Perciò nei miei articoli parto da lontano, vi dipingo uno scenario conosciuto, familiare: siete al cinema, o sul divano che avevate a casa quando eravate bambini, e vedete questo dinosauro nell'immenso splendore prodotto da Hollywood. Poi improvviso come solo un predatore efficace può essere vi mostro un'altra immagine, è lo stesso dinosauro ma non è più un personaggio cinematografico, ora è un animale e descrivo il suo comportamento come farei con qualcosa che vedo tutti i giorni (ed è azzardato come il parlare di qualcosa visto al cinema, talvolta anche più speculativo). Iniziate a vedere ciò che fa come qualcosa di plausibile, dovrà pur mangiare, no? E come catturava le prede? Poteva farlo con le armi anatomicamente a disposizione? Non ve ne siete accorti, ma già ragionate diversamente: state considerando ciò che le evidenze fossili vi mostrano, si sta formando una vostra idea, tramite il ragionamento. Alla fine, come doveroso quando si parla di una scienza che è in completo divenire, forse non vi ho dato un'unica visione (anche perché vi consiglio di diffidare, in qualsiasi ambito, di chi pretende di essere depositario della verità assoluta) ma vi ho dato la vostra visione! Siete partiti dall'analogia con qualcosa che conoscevate (magari le immagini di un film), lo avete comparato con qualcosa di conoscibile (magari un animale vivente) e avete sintetizzato tutto con qualcosa di conosciuto (il fossile). Potrei farlo anche senza le analogie? Certo, come potrei fare questo discorso senza questa analogia. Ma nei miei articoli non mi interessa darvi una risposta, non sono nessuno per dirvi cosa pensare. Mi interessa accompagnarvi durante il ragionamento che potete compiere mentre leggete e dirvi come pensare. Il che è diverso, molto diverso. La scienza, ma anche semplicemente l'istruzione, è fatta di questo, fornisce i mezzi per valutare delle ipotesi. Se venissi da voi parlando un linguaggio inaccessibile, inconfutabile, e voi accettaste il mio giudizio su un argomento in modo acritico sarebbe come un dogma, come la religione. In quel caso ho fallito, ho sostituito un preconcetto con un altro.
Oggi la paleoarte ha cambiato la propria essenza, grazie ad internet.
Se prima infatti per modificare l'idea alla base di un'immagine, un'icona, ci volevano anni di studi e l'immaginario collettivo era filtrato dalla divulgazione scientifica, dai film, dai documentari, oggi grazie a pagine come questa (o migliori di questa) qualsiasi novità scientifica è posta direttamente all'attenzione del pubblico e i paleoartisti recepiscono immediatamente le novità ed adattano la loro arte a quelle che sono le nuove scoperte. Questo è meraviglioso, dal mio punto di vista, perché porta anche persone "non addette ai lavori" ad avvicinarsi agli studi scientifici, a fare ricerche, comparazioni anatomiche e ad approfondire una passione in modo sano e corretto. Ma queste creazioni nate dalla penna (o sarebbe meglio dire matita) di amatori hanno portato alcuni paleoartisti "tradizionali" a mettere in risalto ancor di più aspetti iperrealistici, sia per distaccarsi dalle varie "fan-art" sia per timore delle eventuali "stroncature" scientifiche. Ci si è dimenticati, paradossalmente, che è impossibile fare una fotografia ad un animale morto da milioni di anni. Illustrare in modo "corretto" un dinosauro dovrebbe significare, da questo punto di vista, disegnare solo una ricostruzione scheletrica dell'animale, anzi, solo i fossili a disposizione. La ricostruzione, in caso, spetta solo al paleontologo il quale in modo oggettivo (contrariamente all'arte che per sua stessa natura è soggettiva) deve esaminare i dati a disposizione, cioè i fossili, estraniandosi da sentimentalismi e presentandoli per ciò che sono. La paleoarte allora a cosa serve? A niente, se pretende di sostituirsi nella sua ricostruzione "realistica" a quelli che sono gli anni di studio condotti sui fossili.
Invece è fondamentale, perché il nostro cervello lavora per immagini, quando decide di rappresentare, di dare corpo, ad un'idea. Le ipotesi del paleontologo in questo modo vengono "portate alla luce" visivamente dall'artista. Ma non può esistere "realismo" in un'ipotesi perché questa, letteralmente (e nel linguaggio scientifico) è una supposizione. Come scrive intelligentemente Matt Martyniuk in un recente articolo uscito su "Il tascabile": "Credo che sempre più paleoartisti vogliano assumersi dei rischi, in particolare il rischio di fare arte che può diventare datata o inaccurata. La paleoarte era ossessionata con l’accuratezza. Molti artisti, incluso me stesso, andavano a modificare vecchi lavori ogni volta che veniva pubblicato qualcosa di nuovo. Ho visto numerosi capolavori di paleoarte rovinati in questo modo! Gli artisti per fortuna ora stanno accettando che l’arte è solo l’illustrazione di una ipotesi, e che non sapremo mai, con rarissime eccezioni, come davvero erano questi animali in vita".
Talvolta leggo delle critiche, soprattutto sull'aspetto esteriore, che non possono che far sorridere perché sono fondate su conoscenze parziali, talvolta momentanee (pensate al famoso "caso" dello Spinosaurus) e si perde un concetto fondamentale: la paleoARTE è soprattutto arte! Lo scopo dell'arte non è quello di arrivare al "vero", al "più accurato possibile", lo scopo dell'arte è suscitare emozione e tramite quella suggerire un'idea. Nella Guernica (chiaramente Picasso è un esempio estremo) vediamo un toro e un cavallo, ma non credo ci sia nessuno che osa affermare "ma dai che inaccurato, quel cavallo sembra un asino" perché lo scopo dell'autore era filtrare un'emozione. L'arte è arte, sempre. Se pensate vi piaccia un'immagine perché è "più realistica", chiedevi questo realismo dove lo vedete perché spesso neanche guardando i fossili si riesce a ricostruire l'aspetto così fedelmente. Il realismo è nei vostri occhi, l'emozione che quell'opera vi provoca corrisponde all'idea che vi siete già fatti. Semplicemente la prossima volta che guarderete un'immagine giudicatela prima per quello che vi suscita. Tanto parte tutto da lì. Nella galleria del Café Paleontologico c'è tutto, da artisti alle prime armi a plurivincitori di premi internazionali, da iperrealisti che disegnano solo a mano a chi ha fatto di photoshop un mestiere: quando ho chiesto loro delle creazioni da condividere non ho domandato le più "realistiche" o "scientificamente accurate" (per la concezione che abbiamo oggi, magari domani saranno già obsolete), ho chiesto quelle che loro apprezzavano di più, o quelle che mi davano più emozioni. Non c'è mezza rappresentazione che mi sento di criticare, perché lì non c'è solo colore e ricerca scientifica, c'è un pezzo della passione di chi l'ha disegnata. Questa passione è comune ed è ciò che mi ha spinto a creare la pagina e il blog.
Ho usato volutamente delle immagini di due lettrici, entrambi di nome Silvia, quando avrei potuto scegliere l'opera di altri artisti più blasonati, perché conosco la passione che mettono nelle loro creazioni ed è la stessa che anima me e la pagina.
Ho scelto loro perché seguono il blog con la voglia di imparare qualcosa di nuovo ogni giorno, consapevoli che "esatto" (che in latino significa "condotto a termine") è in contrasto con l'idea stessa di Paleontologia, per sua natura una scienza fatta di nuove scoperte.
Questo articolo è per ricordarvi che nel vostro percorso di crescita e di arricchimento culturale, non importa mai da dove partite (se da un film o da una ricostruzione accademica), conta dove volete andare. Conta quanta passione, curiosità e spirito di autocritica mettete per conoscere aspetti nuovi o superare quelli già precostituiti. Per il poco che posso darvi, con un metodo che potete reputare giusto o sbagliato, il Café Paleontologico è qui se volete farvi accompagnare durante questo viaggio.
Un sorso di caffè alla volta. Buona lettura!