Come l'acqua per i dinosauri
Se siete qui pensando si tratti un articolo che parla di Spinosaurus, resterete delusi. Nonostante le raffigurazioni tendono a mostrare soprattutto questo dinosauro nell'elemento acquatico (ricordo che mosasauri, ittiosauri, plesiosauri ecc. non possono essere classificati come dinosauri, ma piuttosto come rettili marini) bisogna ricordare che l'acqua è un elemento essenziale per la vita di qualsiasi specie, animale o vegetale, che esista al mondo. I dinosauri, tutti, non facevano eccezione. Questo articolo è perciò dedicato a tutte le interazioni con l'elemento acquatico e non solo alla caccia.
I dinosauri vivono spesso tra pregiudizi e speculazioni, in base alle conoscenze scientifiche del tempo. Queste speculazioni poi tendono a rimanere, spesso per almeno un decennio, in quelle che sono le raffigurazioni popolari o la divulgazione di massa, anche quando sono confutate o superate da nuove evidenze fossili o teorie scientifiche. Basti pensare all'idea dei grandi sauropodi, ritenuti fino a qualche decennio fa come troppo grandi per sostenere il proprio peso fuori dall'acqua. La mole, nelle rappresentazioni sul terreno, li schiacciava quasi a terra, costringendoli a strusciare lenti il ventre e la coda. Apatosauri (chiamati all'epoca Brontosauri) e Brachiosauri si muovevano invece leggiadri nelle paludi e nei laghi, spostandosi grazie alla spinta esercitata dal peso sull'acqua. I lunghi colli e la posizione delle narici sulla sommità del cranio, erano usati come giustificazione per un adattamento praticamente anfibio, dove tutto il corpo giaceva immerso e la sola testa sbucava fuori dalla superficie per nutrirsi e respirare. In molte raffigurazioni si vedono anche questi dinosauri sfuggire ai predatori immergendosi in acqua e rimanendo praticamente invisibili, mimetizzati tra la fanghiglia.
Studi condotti sulla capacità toracica dei sauropodi hanno però stabilito che in questa posizione di semi-perenne immersione, indicativamente ad una profondità di 5-6 metri (ovviamente la stima può variare in base all'età, all'altezza dell'esemplare, alla specie), la muscolatura toracica avrebbe dovuto sopportare una pressione tale da non garantire un adeguata respirazione. Ciò, combinato con la nuova concezione morfologica dei sauropodi (con il corpo sollevato da terra), ha cancellato la vecchia concezione semi-acquatica in favore di una esclusivamente terrestre. Nonostante questo non è raro vedere nelle rappresentazioni paleoartistiche, nei media divulgativi o nei film ancora grandi sauropodi sguazzare nelle acque (più o meno torbide) di qualche acquitrino. Un esempio su tutti è quella che secondo me, a distanza di anni, è la scena più emozionante di Jurassic Park: nonostante qui si veda per la prima volta, imprimendosi bene nell'immaginario collettivo, l'idea di un sauropode che cammina slanciato fuori terra con le zampe potenti quanto colonne (addirittura l'animale si solleva in posizione bipede per nutrirsi), poco dopo si notano, accompagnati dalla musica magistrale di John Williams (arriva un brivido in quel preciso istante, mentre un sauropode emette un richiamo) due Brachiosauri uscire placidi dalle acque di un lago, forse come omaggio alle vecchie rappresentazioni.
I dinosauri, come tutti gli esseri viventi, dipendevano dall'acqua per la propria sopravvivenza, sia per abbeverarsi, come ovvio, sia per cacciare, sia semplicemente per le possibili occasioni in cui risultava necessario guadare un fiume, o sfuggire ad un più veloce predatore terrestre gettandosi in acqua. L'idea, corretta, di dinosauri esclusivamente terrestri non deve indurre nell'errore concettuale di vederli come totalmente avulsi dall'acqua: anche animali moderni, con adattamenti anatomici e morfologici prettamente terrestri, vivono in base alle necessità in costante rapporto con l'acqua. Nulla porta ad escludere che anche i dinosauri, non sto parlando del solo Spinosaurus, potessero vivere con le stesse prerogative di adattamento all'ambiente. Anzi.
Bisogna, quindi, ripercorrere le tappe evolutive che hanno portato i rettili a colonizzare durante il mesozoico le grandi masse continentali terrestri. Inizialmente come gli anfibi, i quali possono trascorrere molto tempo in emersione (pur dipendendo dall'acqua per l'idratazione della pelle e la deposizione delle uova), i primi arcosauri sfruttavano la pelle squamosa per impedire la perdita di liquidi sia nella fase embrionale (l'uovo amniotico) sia durante la vita adulta. Questo ha portato all'impermeabilità della pelle dei rettili (anche di quelli moderni) che rende possibile prolungate esposizioni al sole o la vita in climi torridi, ma comporta anche l'impossibilità di disperdere il calore in eccesso tramite la sudorazione. Il sudore di alcuni mammiferi, tra i quali la nostra specie, ha infatti lo scopo di "catturare" parte del calore corporeo in eccesso e disperderlo nell'ambiente esterno tramite minuscole gocce d'acqua.
Tale caratteristica consente invece ai rettili di vivere in ambienti desertici o aridi o soggetti a temperature elevatissime e carenza di acqua, garantendosi la giusta quantità di liquidi ricavandola dall'alimentazione (tessuti vegetali o sangue delle prede), senza che le risorse interne vengano dissipate con la sudorazione. Tale strategia evolutiva è stata ipotizzata anche per i dinosauri, ma come ben sappiamo la concezione dei dinosauri come animali a sangue freddo è praticamente superata da quella che li vede come animali dal metabolismo attivo a sangue caldo. Non è accettabile, se non per le prime e più arcaiche specie, ipotizzare uno stile di vita passato come le moderne lucertole crogiolandosi al sole, privi della necessità di interazione con l'acqua.
Chiarita la dicotomia che vedeva i dinosauri o come lenti rettili a sangue freddo che potevano vivere senza grandi necessità di acqua per lunghi periodi, o come grossi titani che dipendevano dall'acqua per muoversi e sopportare la propria massa, passiamo all'analisi delle principali attività che qualsiasi moderno animale (ma io sto prepotentemente pensando agli uccelli) svolge in acqua: bere, nuotare e pescare.
Come già ricordato, i rettili sono animali abituati ai climi torridi dove, non potendo fare affidamento su importanti risorse idriche, si sono adattati a ricavare i liquidi necessari per il sostentamento dagli stessi alimenti che assumono per l'alimentazione. Durante il Triassico, tendenzialmente considerato un periodo molto arido, i primi dinosauri potrebbero aver sviluppato dei sistemi analoghi di sopravvivenza, soprattutto per quanto riguarda le specie di taglia più contenuta: queste, infatti, pur avendo un metabolismo più accelerato, necessitano di una quantità assoluta di liquidi inferiore. Il clima caldo umido del Giurassico e del seguente Cretaceo, comporta però un cambiamento radicale nei meccanismi di abbeverata. Chiaramente non è possibile affermare con certezza in che modo bevevano i dinosauri, ma si possono fare delle analogie considerando le caratteristiche anatomiche di animali viventi. I bovini o i rinoceronti attuali immergono le labbra nell'acqua e contraggono il diaframma, il quale agisce come una pompa ed aspira il liquido nelle guance che da qui viene spinto nell'esofago dai muscoli facciali. Erbivori come gli adrosauri o i ceratopsidi, per i quali è ipotizzata la presenza di "guance", avrebbero potuto bere in modo analogo sostituendo l'azione del diaframma con muscoli appositi. I becchi cornei degli Ornitomimidi, o la struttura cranica dei Teropodi, escludono questa ipotesi ma aprono a due prospetti differenti: in un primo caso la lingua avrebbe avuto una funzione analoga a quella degli attuali cani, in modo prensile avrebbe raccolto l'acqua "a cucchiaio" trasportandola in bocca; in un secondo caso, che preferisco, la bocca veniva riempita d'acqua e la testa sollevata finché il liquido non scendeva in gola, come fanno i moderni uccelli.
Per altri dinosauri, come i sauropodi, torna anche l'ipotesi originaria che li vedeva immergersi negli acquitrini: avendo le narici poste nella sommità del cranio potevano infatti tuffare la testa in acqua (lasciando le narici fuori) aspirando direttamente e deglutendo l'acqua attraverso movimenti peristaltici del collo.
La capacità di nuotare spesso è innata in molte specie animali, i rettili non fanno eccezione, ma per i dinosauri il discorso potrebbe anche essere più complesso: la trasformazione del metabolismo ha comportato un adattamento del sistema circolatorio più affine a quello dei moderni mammiferi. Questo, in breve, significa maggiore capacità polmonare e muscolatura toracica più forte. Non solo è plausibile pensare ad una qualche forma di nuoto, ma è anche dimostrabile che per percorrere distanze i dinosauri sfruttavano la spinta idrostatica fornita dai corsi d'acqua, lasciandosi sospingere dal principio di Archimede. Ci sono tracce fossili infatti sia che un teropode celurosauro, probabilmente un Sinocalliopteryx, abbia attraversato una distesa d'acqua poco profonda galleggiando e spingendosi durante la traversata con la punta degli artigli, sia che un Apatosaurus si sia lasciato trasportare dalla corrente dandosi la spinta con le sole zampe posteriori. Ciò non stupisce affatto perché è coerente con strategie di nuoto anche di mammiferi attuali ritenuti di dimensioni troppo grandi per essere stimati come "agili" (basti pensare agli elefanti o agli ippopotami), che sono però in grado di "camminare" sui fondali acquitrinosi con estrema leggiadria.
Infine è comunemente accettato che alcuni dinosauri carnivori si siano specializzati nella "pesca", adattandosi ad occupare una nicchia ecologica esclusiva, che poteva garantire di non entrare in competizione con altri grandi predatori coevi (basti pensare alla presenza nello stesso habitat di due superpredatori come Spinosaurus e i Carcharodonthosaurus). Notate bene che non sto facendo riferimento a teropodi per i quali si suppone un adattamento semi-acquatico negli aspetti strettamente anatomici, ma semplicemente nei comportamenti di caccia e nella dieta, come possono essere desunti dai fossili. Il grande artiglio del Baryonyx, unito con la testa da coccodrillo e i denti conici adatti a trattenere prede scivolose come i pesci, hanno fatto supporre uno stretto collegamento con l'elemento acquatico: è stata addirittura immaginata una tecnica di pesca simile a quella degli orsi, i quali afferrano a zampate i pesci mentre risalgono la corrente dei fiumi. Anche dinosauri dromaeosauridi, come l'Unenlagia o il grande Austroraptor, potevano occupare la nicchia ecologica di predatori piscivori, data l'elevata specializzazione del lungo muso armato di fini denti conici, scattando con il corpo veloce come fanno i moderni aironi.
La vita dei dinosauri era probabilmente più complessa di quanto è possibile desumere dai fossili, ma non si può prescindere, considerando questi animali come vissuti a tutti gli effetti, una stretta correlazione con l'acqua non solo per i comportamenti più spettacolari, ma anche per le azioni più semplici e basilari che vediamo gli animali moderni compiere ogni giorno. Spero che la prossima volta che vedrete un uccello abbeverarsi su di una fontana, lo guarderete con occhi diversi.