Velociraptor aveva le piume?
Che domanda sciocca, penserete in molti: ovvio che sì!
I Velociraptor avevano le piume. Oramai è un dato accettato da tutti, anche dai fan più ostinati di Jurassic Park che per affetto o nostalgia continuano a vedere i "raptor" nudi come mamma (Spielberg) li ha fatti. Ma allora c'è davvero la necessità di scrivere su qualcosa che tutti già "conosciamo"? Sì, c'è la necessità: perché credo ci sia una bella differenza tra qualcosa che conosciamo e qualcosa che "sappiamo". In Italia ormai i sinonimi si confondono, si sovrappongono, ma la differenza sostanziale è nel fatto che la conoscenza è oggettiva, il sapere è soggettivo. Per sapere una cosa dobbiamo aver "sperimentato" (niente di trascendentale, talvolta basta una riflessione personale) non basta aver ascoltato o letto qualcuno che riteniamo autorevole (come un documentario, un insegnante, o anche un blog come questo) dobbiamo averci messo qualcosa di nostro.
Non è ancora chiaro? Lo spiego come farei con un bambino: c'è differenza nel dire "conosco Marco" e "so chi è Marco"? Conoscere Marco presuppone oggettività, magari conosco il nome, l'età, i genitori. "So chi è..." invece supera già una sfera di intimità, c'è un giudizio personale: magari posso supporre di sapere che è un "bugiardo", questo non è un qualcosa di oggettivo ma viene dalla mia esperienza.
Perché vi ho fatto questo esempio? Perché avete avuto modo, leggendolo, di ragionarci: ora non è più un'informazione o un giudizio che leggevate filtrato ("conoscere e sapere non sono la stessa... bla bla bla...") ma tramite l'esperienza e il ragionamento magari siete arrivati a comprenderlo e condividerlo. Bene, se prima conoscevate come la penso, adesso lo sapete.
Ma adesso è arrivato il momento di sapere perché Velociraptor aveva le piume.
Da molte conversazioni avute con i lettori sulla pagina Facebook, le ultime in alcuni post che mostravano i Velociraptor di Jurassic World ricoperti di piumaggio, mi sono reso conto che il piumaggio è stato "accettato" ma troppo spesso non compreso. C'è un'idea vaga, talvolta approssimativa, altre volte eccessiva, di quello che poteva essere l'aspetto dei "raptor": temo che nell'immaginario collettivo si è semplicemente sostituito un preconcetto, quello "rettiliano", con la nuova visione "piumata" accettata in modo acritico, senza essere compresa realmente.
Conoscere e sapere.
Farsi promotori di un'idea nuova (con la paleoarte o con i giudizi) senza averla compresa davvero è pericoloso, per una visione scientificamente corretta, quanto il negare un'evidenza.
Potete cambiare idea su qualcosa che non conoscete, perché tanto l'idea non è vostra. Ma potete cambiare idea su qualcosa su cui vi siete fatti un giudizio personale soggettivo? Diavolo, devi essere proprio bravo per farmi cambiare idea su qualcosa che so. Dannatamente bravo.
Qualcuno ancora si stupisce che molti negano le evidenze di piumaggio, io lo ritengo perfettamente normale. Alcuni vedendoli nei film, dipingendoli, facendo sculture, giocando con dei pupazzi, hanno "immaginato" per anni i "raptor" con un determinato aspetto: hanno formato la loro concezione. Perciò sono refrattari ad una conoscenza "imposta" dall'esterno: ma come io li ho "visti" per 20 anni in un modo ed ora arrivi tu, Dr. Sombrero, con il tuo studio (che tanto non leggerò) e pensi di farmi cambiare idea?
Non vi farò conoscere niente con questo articolo, punto a farvi ragionare su qualcosa, poiché ritengo che potete superare qualcosa che avete immaginato per anni solo immaginandola di nuovo. Con i vostri occhi però, non con i miei. Altrimenti ho sostituito un preconcetto con un altro.
Alla fine, qualsiasi cosa sceglierete di credere, piumati o spennati, saprete perché la pensate così.
Ed in definitiva è l'unica cosa che conta.
I commenti al post dicevano che online ci sono migliaia di rappresentazioni diverse di "Velociraptor con le piume" tutte più o meno realizzate in maniera discrezionale in base al concept dell'artista di turno o delle sue eventuali ipotesi.
Luca Milione (lo ringrazio perché è l'autore delle immagini che sto utilizzando sopra e sotto questo paragrafo, realizzate appositamente per questo articolo) sarà l'esempio da cui partirà tutto il ragionamento: utilizzo lui perché è un valido artista ed un appassionato ornitologo, non si parla di semplice "fan art" ma dell'espressione di un'ipotesi (per quanto distante dalla mia).
Nel disegno sotto Luca sostiene che il piumaggio più coerente con il comportamento di un corridore terrestre (ma ho già spiegato qui come i "raptor" a dispetto del nome non erano poi così "veloci") debba essere ispirato magari a quello di moderni corridori terrestri, guardando a Palaeognathae.
Questo è il superordine di uccelli che non possiedono la capacità di volare e comprende gli uccelli viventi di maggiori dimensioni, come i casuari, gli emù e gli struzzi. Questi uccelli, coerentemente con le loro dimensioni inadatte al volo, non possiedono gli adattamenti del piumaggio specifici per tale funzione.
Nella sua rappresentazione, che parte proprio da un Velociraptor di Jurassic Park, il nostro "raptor" piumato ricorda una sorta di struzzo preistorico.
La speculazione artistica negli ultimi anni, sopratutto nei paragoni con i moderni uccelli, si è lasciata un po' prendere la mano: indipendentemente da quanto venga estesa la copertura di piumaggio, i Dromaeosauridi tendono sempre più a somigliare a qualcos'altro, ora ad uno struzzo o altre volte, magari ad un passerotto o ad un corvo. Ci si dimentica che prima che "raptor" in stile Jurassic Park, o moderni uccelli ispirati alle analogie più fantasiose, i Velociraptor erano (anzi sono) soprattutto dei Velociraptor.
Perciò quando li immaginate prima ancora che alle labbra da Drago di Komodo, alle zampe da emù o al piumaggio più bello e colorato, pensate a cosa erano davvero: non erano gufi, non erano emù, non erano rettiloni da film di fantascienza. Erano creature uniche, come tutte quelle che abbiamo modo di ammirare oggi.
Sì ma come possiamo immaginarli allora? Beh, come volete, l'importante è non prescindere mai da ciò che abbiamo a disposizione: i fossili.
Partite dal fossile, poi speculate pure. Ma di certo non potete togliere qualcosa che nel fossile c'è.
Perché Velociraptor non era uno struzzo preistorico?
I fossili possono conservare tracce di tessuto tegumentario o parti molli in alcune fortunate circostanze, come quelle che vengono a crearsi in ambienti anossici (con acque carenti di ossigeno dove non sopravvivono animali necrofagi o batteri aerobi che possono compromettere il processo di fossilizzazione) o nei Lagerstätte come quello Solnhofen, in Germania o Liaoning, in Cina. Altre volte piccoli teropodi, con tanto di piumaggio, sono stati addirittura ritrovati conservati nell'ambra.
Da questi fossili abbiamo delle dirette testimonianze delle proto-piume che ricoprivano il corpo di piccoli teropodi non-aviani, ma con Velociraptor mongoliensis (nello specifico IGM 100/981) abbiamo qualcosa in più.
Ormai dieci anni fa Alan Turner, Peter Makovicky e Mark Norell hanno pubblicato uno studio in cui descrivono l'ulna di un Velociraptor conservato presso il Geological Institute of Mongolia (IGM) e rinvenuto nella località di Gilvent Wash, vicino Ukhaa Tolgod. Il fossile quindi appartiene alla Formazione Djadokhta ed è databile al Campaniano (la seconda epoca del periodo Cretacico). Il sito di provenienza, il periodo e la stazza dell'esemplare (un metro e mezzo di lunghezza per circa 15 chilogrammi di peso), corrispondono a quanto già sappiamo riguardo a Velociraptor ma il fossile IGM 100/981 presenta una caratteristica unica: lungo il margine esterno dell'ulna sono presenti, regolarmente spaziate tra di loro, sei papille ossee. Queste strutture, analoghe a quelle riscontrabili negli uccelli moderni, indicavano i punti dove era ancorato il piumaggio nell'avambraccio di Velociraptor. In particolare la forma e la spaziatura indicano l'inserzione dei legamenti follicolari delle penne remiganti secondarie.
Va aggiunto che tali papille ulnari non sono sempre presenti negli uccelli moderni: gli struzzi citati prima non ne hanno, ma non per questo sono privi di piumaggio. Anzi.
La presenza di papille ulnari però mostra, senza eccezioni, la presenza di penne remiganti.
Il discorso adesso è invertito: non bisogna più fare il paragone tra Velociraptor e qualche uccello corridore e non volante moderno ma, almeno per coerenza cronologica ed evolutiva, bisogna partire dai teropodi dotati di piumaggio e papille ulnari e domandarsi per quale motivo i loro "discendenti" non le abbiano più.
L'assenza di papille ulnari non implica necessariamente la mancanza di piumaggio, ma la loro presenza indica necessariamente che Velociraptor le aveva.
Lo studio ha evidenziato la presenza di sei papille ulnari nella parte mediale del margine caudale dell'ulna, distanziate regolarmente tra di loro di 4 millimetri. In anatomia topografica queste inserzioni, in analogia con quelle degli uccelli moderni, lasciano supporre ulteriori otto papille ulnari localizzate nella parte dell'osso sventuratamente eroso durante il processo di fossilizzazione.
Sommando le papille presenti e le ulteriori supposte si configura un avambraccio provvisto di 14 penne remiganti secondarie per Velociraptor, il che è coerentemente comparabile con le 12 (o più) rilevabili nei fossili di Archaeopteryx. Lo studio inoltre enfatizza la presenza di penne remiganti anche in altri Dromaeosauridi di piccole dimensioni come Microraptor e l'Unenlagiino Rahonavis, rispettivamente con 18 e 10 penne remiganti.
Il fatto che questi "cugini", per i quali si suppone la capacità di volare o quantomeno di planare, fossero provvisti di penne remiganti non deve indurre nell'errore di pensare che anche Velociraptor fosse un volatore.
La presenza di tali analoghe strutture può indicare, invece, che i Dromaeosauridi di grandi dimensioni (quindi prettamente terricoli) sono i discendenti di più antichi teropodi maniraptoriani con adattamenti di questo tipo, supportando l'ipotesi che vede i "raptor" discendere da piccoli teropodi arboricoli (magari planatori) e non l'opposta teoria che vede il volo svilupparsi da animali di grandi dimensioni adattati successivamente alla vita e alla caccia sugli alberi.
In ogni caso, come ricordato in precedenza con i grandi uccelli non volatori moderni, la progressiva incapacità di volare si è andata traducendo con la riduzione o l'assenza delle papille ulnari.
Velociraptor invece, forse perché di ridotte dimensioni, forse perché ancora relativamente "vicino" a questo antenato "volatore" ha conservato le penne remiganti funzionali, secondo diverse teorie, a molteplici utilizzi: dalla funzione di termoregolazione a quella di protezione per le uova durante la cova, dall'ornamento intraspecifico al display sessuale durante il corteggiamento, dal supporto nelle fasi di arrampicata (il cosiddetto WAIR "Wing-Assisted Incline Running" di cui abbiamo parlato qui) a quello di contenimento della preda nelle fasi di caccia (il "raptor prey restraint" o RPR).
Descrivere e rappresentare i Velociraptor con piume (e penne) non è quindi una semplice pignoleria dettata dalla "rivalità" con una saga cinematografica di successo: è rendere il giusto tributo ad una scoperta che modifica non solo l'idea esteriore che abbiamo dei Dromaeosauridi, ma che ha dirette conseguenze anche sugli aspetti legati al loro comportamento e alla loro evoluzione.
Paradossalmente iniziare ad immaginare non i Velociraptor più simili agli uccelli terricoli, ma le differenze evolutive che questi hanno sviluppato rispetto ai loro antenati, può portare anche ad una concezione più moderna dell'evoluzione del volo e dei teropodi odierni.
Un fossile che dimostra le papille ulnari di Velociraptor dopo milioni di anni è, consentitemi la metafora, come trovare una piuma di falco nel deserto. Forse si è staccata a centinaia di metri di altezza, mezzo miglio sopra le nubi, forse ha affrontato venti forti e correnti opposte, piroettando e volteggiando sopra distese aride. Finché quella singola, solitaria piuma non si è posata ai nostri piedi, mentre eravamo seduti in un deserto. Non raccoglierla con meraviglia, non domandarsi da dove viene è un peccato contro la natura stessa dell'uomo, verso la nostra curiosità e sete di conoscenza.
Scegliete con cura cosa sapere sul piumaggio di Velociraptor, se vederlo "pennuto" o meno, dipende da voi.
Ricordate solo che la natura vi ha messo davanti la splendida penna di un predatore lontano, nel mezzo del nulla arido che rimane in un deserto: adesso è il momento di meravigliarsi o scegliere di ignorarla.
Se la pensi ancora in modo diverso sul piumaggio dei "raptor" non esitare a scriverlo, questo articolo è nato proprio da un confronto con voi lettori: conoscere un'opinione diversa porta solo a nuovi spunti di riflessione ed arricchisce la nostra consapevolezza! In ogni caso se questo articolo ti è piaciuto non dimenticare di iscriverti alla pagina Facebook del Café Paleontologico!
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