L'amore fossilizza?
Negli anni '20 una spedizione in Mongolia, capitanata da Sir Roy Chapman Andrews, venne organizzata per trovare i resti fossili dei primi esseri umani. Il risultato che ottenne fu però del tutto insperato: non solo vennero istituite alcune delle specie di dinosauri più famose, come il noto Velociraptor, ma vennero rinvenute anche uova disposte in nidi ben curati. Venne sciolto finalmente il dubbio sulla riproduzione dei dinosauri che, quindi, erano animali ovipari. Ma al contempo nacquero nuove domande, a cui forse non potremmo mai dare una risposta certa, sul loro comportamento sociale: i dinosauri si prendevano cura dei loro cuccioli?
Si tratta quasi di identificare "l'amore" scavando tra rocce vecchie di milioni di anni. Alcuni oggi neanche ci riescono guardando negli occhi di chi hanno vicino.
L'amore fossilizza? Forse è più facile rispondere alla domanda "è nato prima l'uovo o la gallina?". Anzi è sicuramente più facile. Se siete lettori di questo blog probabilmente già immaginate cosa intendo. La risposta è: l'uovo. E l'uovo è anche un buon modo per cercare risposte alla prima domanda, quella sull'amore per i cuccioli.
C'è un dinosauro che ha nel nome la parola "uovo", forse per noi italiani è più facile capirlo che per altri popoli, che ha portato su di se una fama pessima, tuttora impressa nel nome.
Ci sono delle mani alzate? Tu, lo sai?
Ma certo, Oviraptor philoceratops. Il famoso "ladro di uova"! Ha un nome suggestivo, memorabile, autoesplicativo. Basta leggerlo e subito mi viene in mente l'immagine vista da bambino su di un giornalino: un oviraptor intento a sfondare con il becco da pappagallo un succulento uovo, le zampe artigliate che lo afferrano avide, tutte imbrattate. Un nome splendido, arriva dritto al punto. L'unico problema è che è sbagliato! Abbiamo prove fossili che i contemporanei protoceratopi riservavano cure parentali sin dalla disposizione delle uova, organizzati con estrema cura: i cuccioli non abbandonavano il nido appena nati, ma restavano al sicuro per un periodo di svezzamento.
Quando Andrews rinvenne il primo esemplare di oviraptor, ufficialmente identificato nel 1924, questo giaceva disposto sopra delle uova fossilizzate, con le zampe protese ad afferrarle.
Si ipotizzò immediatamente che fosse un predone di due metri avido di uova, un razziatore di nidi di protoceratops specializzato in tale tipo di dieta: rompeva il guscio con lo spesso becco senza denti dopo aver afferrato la covata tra le zampe anteriori artigliate. Il fossile, l'olotipo, evidentemente era stato sorpreso da una tempesta di sabbia durante uno di questi saccheggi ed era morto prima di completare il proprio avido banchetto. Questa descrizione sopravvisse per tutto il '900, fino ai primi anni '90 quando una analisi approfondita del contenuto delle uova stabilì una realtà del tutto diversa.
Il predone famelico, il dinosauro specializzato nel mangiare uova altrui... stava proteggendo il proprio nido. Anche per questa specie, come per i protoceratopi, le cure parentali prima e dopo la nascita erano una prerogativa. Si può ipotizzare che fosse uno solo dei genitori ad occuparsi dell'allevamento della prole, analogamente al confronto con alcuni uccelli di oggi, mentre l'altro si impegnava nella difesa del territorio e nella ricerca di risorse alimentari.
Questo basta per giustificare "amore" in un fossile? Sinceramente, non credo. Non basta un nido ben fatto, una gerarchizzazione nei ruoli delle cure parentali a fare un genitore amorevole.
Ma la mia risposta, come vi ho detto prima, è nell'uovo.
Restituiamo il giusto valore al sacrificio fatto da una madre, definita per più di 70 anni una ladra di uova. Se guardiamo gli "amanti di Valdaro", resti umani del Neolitico rinvenuti abbracciati tra loro, o le coppie pietrificate nella città di Pompei dall'eruzione del Vesuvio, riusciamo a scorgere l'amore in quei gesti, talvolta la passione. Se prima quando ho chiesto se l'amore fossilizza avete risposto "no", vi pongo la stessa domanda adesso, mentre state cercando le foto su google: quello che vedete è semplice roccia, sedimento ed ossa, o è l'impronta di qualcosa di vivo, che fino a quel momento ha amato e, come tutti noi, ha avuto paura della morte ma l'ha superata stringendo a se chi aveva di più caro? La scoperta che il nido e le uova (che sono la risposta, ricordate?) sono di oviraptor non ci ricorda solo che abbiamo commesso un errore nel giudicarlo un ladro. Il fossile ci ricorda che quel dinosauro è morto sopra il nido con le braccia protese ad afferrare quante più uova possibile, cercando in un disperato ultimo tentativo di portarle a sé, sorpreso durante la cova da una tempesta di sabbia. L'oviraptor, il ladro, è morto cercando di proteggere i propri cuccioli, facendo scudo con il proprio corpo. Non penso esista al mondo un amore più grande di quello di una madre, capace di sopportare qualsiasi sacrificio per quella che diventa la propria ragione di vita: i figli.
Ah, com'era la domanda? L'amore fossilizza?
Sapete già la risposta.
Questo articolo è una dedica a tutte le mamme del mondo. L'ho scritto pensando alla mia in questa notte particolare che precede un suo lungo intervento alla spina dorsale, il secondo in pochi anni. Ho provato a scrivere altro, completando alcuni articoli che avevo promesso e mi ero riproposto di pubblicare, ma la mente è altrove. Perciò mi trovo qui davanti la tastiera, a tarda notte (ma tanto non riesco a prendere sonno) dedicandole un pensiero a modo mio. Avevo anche immaginato di scrivere un articolo sulla spondilolistesi delle prime vertebre caudali nei sauropodi, giusto per restare in tema, ma ho deciso di portare un tema più romantico.
Per dire a modo mio: grazie.
Grazie per essere l'unica persona al mondo, non importa il tempo o le distanze, ad esserci sempre per me.
Grazie per avermi mostrato come aprire le ali, grazie per il vento nuovo che soffi ogni giorno.
Ma sopratutto, nelle notti come questa in cui non riesco a dormire, grazie per essere la mano sugli occhi prima del sonno.
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