Il più bizzarro uso degli acidi fatto su di un dinosauro
In paleontologia si utilizzano gli acidi per liberare le ossa inglobate nella roccia quando un intervento di tipo meccanico produrrebbe danni irreparabili.
Ma forse non spetta a noi uomini l'uso più bizzarro fatto di un acido sul corpo di un dinosauro...
Cos'è un acido?
Comunemente nella chimica classica si intende per acido una sostanza che reagisce con un'altra, detta base, neutralizzandola. Tale reazione produce inoltre acqua e un sale: acido cloridrico (HCI) e soda (NaOH), ad esempio, generano una molecola d'acqua e una di cloruro di sodio (sale). Nella chimica moderna si intende, invece, ogni sostanza capace di acquisire elettroni. Tale definizione è ovviamente più generale poiché svincolata dalla presenza di ioni di idrogeno.
A cosa servono gli "attacchi acidi"?
In petrografia vengono considerate acide tutte le rocce il cui contenuto di silice è superiore al 50%, mentre l'acqua è considerata acida quando è ricca di anidride carbonica.
Inoltre gli acidi vengono ampiamente utilizzati durante le preparazioni paleontologiche.
Quando un intervento meccanico potrebbe rovinare o distruggere lo stesso fossile, si preferisce agire sul sedimento tramite gli amici.
Se la roccia contiene dei carbonati, infatti, è possibile applicare i cosiddetti "attacchi acidi".
Per disgregare i carbonati della matrice rocciosa, senza intaccare le ossa, il blocco di roccia viene immerso più volte in una vasca contente una soluzione diluita di acido acetico o di acido formico.
Tra i vari bagni spesso è necessario impregnare i resti con potenti resine, così da assicurare il mantenimento della solidità del fossile.
Ovviamente nei laboratori che utilizzano tale metodo sono necessarie grandi cappe aspiranti, così da evitare l'addensamento di gas tossici prodotti dalla reazione. L'acido formico (HCOOH) viene spesso utilizzato per tale processo utilizzato di preparazione dei fossili poiché è un acido poco aggressivo e il processo non danneggia i reperti e può essere ripetuto più volte fino alla completa liberazione del fossile.
Tale tecnica infatti può richiedere molto tempo: a seconda dei casi si va da qualche settimana fino ad un anno di lavoro.
Anche il noto acido cloridrico, più comunemente noto come "acido del sale" o acido muriatico (HCI), ha un uso frequente in geologia e paleontologia: ad una concentrazione del 5% (in una soluzione a base di 95 parti d’acqua) è in grado di reagire istantaneamente con il carbonato di calcio producendo effervescenza, provocata dalla liberazione di bollicine di anidride carbonica gassosa.
Con una maggiore concentrazione può sciogliere altre tipologie di rocce, come la dolomia, e colora di rosso la cartina di tornasole. Nel 1791 Déodat de Dolomieu proprio grazie all'uso di tale acido riuscì a cogliere la differenza tra i campioni di calcare che si aspettava di trovare nella regione alpina e la nuova roccia che da lui avrebbe preso il nome, la dolomia. Il geologo francese aveva scoperto che "lo strano calcare" se trattato con acido cloridrico non reagiva con la solita effervescenza.
Ma il vincitore è...
In ogni caso l'uso più curioso di un acido su di un dinosauro non spetta a nessun paleontologo: alcuni uccelli, come i corvi o la ghiandaia, teropodi tuttora viventi, provocano pesantemente le formiche, nel cui organismo l'acido formico viene sintetizzato e usato come veleno urticante. Le formiche, nel tentativo di respingere il molestatore, gli spruzzano contro l'acido formico. Tale pratica è nota col nome di anting o bagno di formiche. Il dinosauro nel video si serve dell'acido per liberarsi dei parassiti.
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