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ERROR: Il Tyrannosaurus non poteva correre?

Il Tyrannosaurus rex era un cacciatore lento, o addirittura incapace di correre? Questo limite gli impediva di essere un predatore attivo, limitandolo al ruolo di spazzino?

Da sempre i dinosauri teropodi sono stati visti in modo bivalente: come veloci ed agili predatori simili agli uccelli o come lenti ottusi lucertoloni bipedi. Il "T.rex" non poteva fare differenza, anzi, negli anni attraverso i film e la cultura di massa è diventato il rappresentante delle varie idee sulla caccia dei dinosauri. Le perplessità più iconica è però quella sulla sua presunta, o provata, lentezza.

Non è un caso che su Google il simbolo della connessione lenta o assente sia proprio un giochino con un piccolo Tirannosauro tutto intento a schiantarsi contro qualche cactus o, se avete riflessi migliori dei miei, a saltarlo.

Ma Tyrannosaurus rex (perché è questo il suo nome: basta con i vari "T.rex", "T-Rex", "Trex" o "T_rex") era davvero così "lento" da non riuscire a cacciare?

T.rex unable to connect to the Internet by Silvia Pasqualetto

Considerare il predatore del Mesozoico per antonomasia uno spazzino mangiatore di carcasse inadatto alla caccia può sembrare una blasfemia, se solo non fosse un'ipotesi teorizzata dal grande paleontologo americano Jack Horner.

Horner sostiene che proprio le dimensioni fossero l'aspetto più sfavorevole per questo enorme teropode, rendendolo troppo pesante e lento per rincorrere animali più agili e leggeri. La perdita di equilibrio, con una conseguente caduta, durante la fase cursoria avrebbe potuto anche avere conseguenze devastanti sul torace dell'animale, incapace di proteggere la gabbia toracica a causa delle esili zampe anteriori. Le zampe però avrebbero potuto avere una funzione attiva per trattenere i cadaveri durante il pasto, facilitando le mascelle nello strappare bocconi di carne, analogamente a come fanno le aquile con zampe posteriori e becco. Ma non sono solo suggerite delle ipotesi a sfavore della caccia attiva, ma anche alcune che possono far propendere per la necrofagia. L'olfatto sviluppatissimo è uno di questi elementi a favore: i grandi nervi olfattivi avrebbero reso relativamente facile l'individuazione di animali in decomposizione anche a decine di chilometri di distanza. Resta però la perplessità su quanto tempo avrebbe impiegato per raggiungere queste carcasse, procedendo ad una velocità "da camminata". Nel tempo impiegato a coprire la distanza la carogna poteva anche essere stata portata via dal corso di un fiume, sepolta da detriti o mangiata da altri saprofagi. In parole povere: l'apporto ottenuto con questi resti, valeva le energie spese per raggiungerli? Ma soprattutto, un animale di queste dimensioni poteva sostentarsi solo di animali (di grandi dimensioni) abbattuti, ma non mangiati completamente, da altri? Quale grande predatore avrebbe potuto uccidere gli erbivori dell'areale di Tyrannosaurus, per poi lasciare però la carcassa in balia dello stesso? Francamente dubito che potesse cibarsi solo di animali morti per vecchiaia o cause naturali. L'ipotesi dell'olfatto sviluppato per cercare carcasse si sposa bene con l'analogia tracciata da Abler con le abitudini predatorie dei Draghi di Komodo: questi grandi rettili moderni "infettano" con il proprio morso prede che per velocità o dimensioni non sarebbero capaci di abbattere in un inseguimento. Poi, attraverso l'olfatto, seguono l'animale finché l'infezione non lo debilita a tal punto da cadere stremato a terra, quindi lo finiscono. Il Tyrannosaurus avrebbe quindi potuto contagiare con dei germi creati dalla putrescenza della carne tra le fauci le proprie prede, non abbattendole al primo assalto ma causandone una morte successiva per infezione.

 

"Papà vuoi una mano?" ("vuoi una mano" detto a un T.rex! L'avete capita? Dai... era carina questa!)

Il Tyrannosaurus quindi sarebbe dovuto essere un necrofago obbligato (o possedere strategie alternative di caccia) per sopperire alle proprie titaniche (o è meglio dire tiranniche?) dimensioni. Certo resta da verificare come abbia potuto la selezione naturale portare allo sviluppo di un animale esclusivamente necrofago di tali dimensioni. Reggendosi solo sull'intimidazione a predatori più piccoli come i Dromaeosauridi? Questi erano abbastanza numerosi (nonostante i fossili siano invece notevolmente più rari negli stessi areali) da provvedere al loro sostentamento e a quello di una popolazione di teropodi apicali? Sinceramente, ma prendetela esclusivamente come una speculazione personale, questa ipotesi può reggersi solo sull'unica specie di cui possiamo presumere un numero proporzionalmente superiore rispetto a Tyrannosaurus: Tyrannosaurus. Cosa hai bevuto, Damiano? Pensateci: per ogni Tyrannosaurus adulto in un determinato ambiente, quanti cuccioli o esemplari giovani potevano esserci? Questi erano sicuramente, data la struttura anatomica più leggera, dei predatori attivi ed erano, in proporzione, sufficientemente numerosi per sostentare qualche esemplare adulto (i genitori?). I morsi sui musi di alcuni esemplari, chiaramente lasciati da altri Tyrannosaurus e rimarginati col tempo (quindi non letali), possono corrispondere ad un comportamento sociale simile all'ordine di beccata (come per le galline in un pollaio) o ai combattimenti tra varani di Komodo attorno ad una carcassa dovuti agli assembramenti di diversi esemplari attirati nello stesso luogo dall'olfatto (come ho descritto in questo articolo).

Questa idea (lo metto a lettere maiuscole per ribadirlo: IDEA, né ipotesi né tanto meno teoria) può sposarsi bene con il ritrovamento di diversi esemplari di Tyrannosauride (Albertosaurus sarcophagus nello specifico) morti e fossilizzati vicini tra loro a testimonianza di possibili comportamenti sociali gregari o magari morti accidentalmente (non so', magari per un fiume in piena esondato) in assembramento casuale nello stesso luogo attirati dalla putrefazione di una preda. Comportamenti di caccia gregari in Tyrannosaurus? L'argomento è così interessante (oltre che impegnativo) da meritare un articolo specifico a se stante, ma torniamo al motivo da cui è nata tutta l'idea (chiaro sì?) di un "T.rex" obbligato a trovare alternative alla caccia attiva: riusciva a correre?

 

Il T.rex non sapeva correre: procedeva solo all'indietro. (Dai, questa l'avete capita? No? Ci rinuncio...)

Negli anni la paleontologia, come le scienze in generale, ha fatto passi da gigante. Ma, pensando a quanto fragili ritengono essere i passi di un gigante come Tyrannosaurus, questa affermazione è volutamente ironica. Ricordate sui libri di quando eravamo bambini i giganti lenti e impacciati, goffi e scoordinati? Dove i teropodi, bipedi, per muoversi e combattere dovevano puntare la coda a terra come i canguri, in una sorta di andatura tripode. Mentre i sauropodi si trascinavano obbligatoriamente nell'acqua, spinti dal principio di Archimede nel sostenere il peso del loro corpo. Bene, quanto è cambiata la visione col tempo! Ma tutto può cambiare, tranne le icone. Sono icone per questo: rappresentano un'idea prima ancora che un animale/oggetto/calciatore/monumento e chi più ne ha più ne metta. Forse è per questo che "T.rex", il più iconico tra i dinosauri carnivori, fatica ad andare avanti, bloccato negli stereotipi dell'assenza di piumaggio, dell'andatura lenta, delle braccia corte. Un po' è un mito, un po' una barzelletta (pensavate i titoli "a battuta" fossero casuali?): perché ridere di un mito lo eleva, non lo demolisce. Se qualcuno ridesse, prendesse in giro, un qualcosa di normale sarebbe offensivo: se ridi di un mito è una notizia. Non state capendo niente, ovvio, dico io.

Avete presente Totti? ("No, ti prego nominare Totti in un articolo" già li sento)

Di lui puoi parlare bene o male, può piacerti o meno, ci puoi anche fare le barzellette sopra. Resta un mito. E lo dice un tifoso di calcio non della squadra dove giocava. E qualcuno quando il mito è caduto, il giorno dell'addio, ha pianto come un bambino. Perché con il mito cadeva anche parte dei ricordi, gli anni passati a scambiarsi le figurine a scuola, la parte di vita passata ad ammirare l'ombra di un "gigante".

Ecco, per me "T.rex" (non Tyrannosaurus rex, badate bene la differenza tra un animale fossile e l'idea dello stesso) è come Totti. Ed il giorno che cadrà l'idea che ci siamo fatti negli anni di lui, qualcuno piangerà, perché con quell'idea è svanita anche parte dei propri ricordi. Magari i più belli quando da bambino sfogliavi il giornale coi dinosauri disegnati sopra, non sapevi leggere ed indicavi le figure, una persona cara a leggerti ad alta voce il testo.

 

Il re è nudo. E non sa correre.

Già lo zoologo inglese Robert McNeill Alexander (scomparso lo scorso anno, al quale nel mio piccolo dedico questo articolo poiché è l'autore di uno dei primi libri davvero scientifici che lessi da adolescente) per valutare la locomozione dei dinosauri aveva utilizzato una formula matematica utilizzata precedentemente per l'ingegneria navale: il numero di Froude.

Questa mette in relazione la velocità di spostamento nello spazio, la gravità e la lunghezza dello scafo. Sostituendo, facile a dirsi, a questo dato la misura della lunghezza della zampa McNeill Alexander è riuscito a provare come animali di dimensioni diverse (ma con analoghe proporzioni corporee) si spostano con la medesima modalità.

Quindi animali con peso e anatomia proporzionalmente comparabili si spostano allo stesso modo: questo significa che gli animali si somigliano dinamicamente.

Considerando la posizione del cinto pelvico e di quello scapolare, oltre, ovviamente, alla posizione colonnare delle zampe (che distingue i dinosauri da altri sauri) possiamo applicare la formula prendendo a riferimento i grandi mammiferi (e gli uccelli). Il resto è un gioco di proporzioni. Seguendo un principio espresso già da Galileo, se consideriamo due animali simili, ma uno è lungo il doppio dell'altro, anche le altre misure (altezza e larghezza) devono raddoppiarsi.

Facile? No, vi avevo detto che era facile solo a dirsi, perché bisogna ricavare prima la lunghezza degli arti (e spesso i reperti sono frammentari) oltre ad una stima del peso corporeo. Piccolo appunto per aiutarvi nella lettura: non solo dovete considerare, nel fare proporzioni, che nei fossili mancano i tessuti molli, il piumaggio ed altri aspetti che possono aumentare il peso, ma anche che le ossa stesse, essendo mineralizzate nel processo di fossilizzazione, divengono più pesanti.

 

Tyrannosaurus non poteva correre: cosa lo stabilisce?

Secondo il team coordinato da William Sellers il peso del Tyrannosaurus avrebbe comportato carichi inaccettabili durante le fasi di corsa. La pressione esercitata dagli arti durante il moto infatti varia: durante fasi di "camminata" il piede scarica sul terreno con un determinato intervallo di tempo che è decisamente inferiore durante le fasi cursorie. Questo aumenta la sollecitazione dell'arto e, di conseguenza, la pressione esercitata sulle ossa che, ulteriormente sollecitate, possono subire un trauma o una frattura. Le forze da tenere in considerazione non sono solo longitudinali all'osso, come il peso attraverso la forza di gravità, ma anche trasversali o perpendicolari: entrano in gioco i cosiddetti indicatori di resistenza.

Lo studio, pubblicato su PeerJ, basandosi su una stima di 7 tonnellate per un Tyrannosaurus adulto ha stabilito che le ossa della gamba non avrebbero potuto resistere a sollecitazioni superiori ai 18 km/h. Un discorso analogo vale per tutti gli altri grandi dinosauri teropodi di peso equivalente.

Il mito è caduto, ragazzi. Anche rovinosamente, forse correva a 20 all'ora e non ha retto l'impatto.

E dire che avete dovuto aspettare così tanto per leggere questo articolo, in proporzione al tempo che dovete aspettare per leggere gli altri approfondimenti.

Aspettate...

Peso. Spazio. Resistenza.

Manca un fattore, non trovate?

Il tempo.

Uno studio successivo pubblicato su Nature e condotto da Miriam Hirt, ha utilizzato un differente metodo di calcolo considerando in questo non solo la massa ma anche l'inerzia sviluppata in considerazione del tempo.

Quanto è veloce un ghepardo? Il più veloce animale terrestre, basandoci sull'anatomia, il peso, la forza esercitata durante la corsa... ma quanto a lungo può mantenere quella velocità? Quanto senza andare in iperventilazione o subire un trauma muscolare o articolare? Il Tyrannosaurus, in base a questo modello, non poteva correre ad un passo sostenuto per un tempo prolungato, coerentemente con gli studi già citati. Ma era comunque capace di sviluppare una velocità massima di 27 km/h durante brevi scatti, sufficienti ad un predatore da agguato.

In questo modo durante gli scatti l'animale poteva sfruttare l'energia accumulata con la tensione muscolare, sprigionandola in modo esplosivo ed esaurendo la pressione sul resto del corpo in un tempo breve (metabolismo anaerobico), differentemente da una corsa su lunghe distanze, dove tutto il corpo è più sollecitato e deve costantemente rifornire i muscoli di energie (metabolismo aerobico). Così, nel tempo che un grande animale, come un teropode delle dimensioni di Tyrannosaurus, impiega per raggiungere la velocità massima e il "punto di rottura" della resistenza menzionata prima, ha già bruciato tutte le proprie energie. Ma questo breve scatto, a livello articolare meno dispendioso, avrebbe comunque potuto permettere di raggiungere delle prede impreparate a subire un rapido agguato. Come ricordato in un precedente articolo, uno studio di Scott Persons, ha evidenziato come nei dinosauri carnivori, quali il Tyrannosaurus, l'inserzione del grande muscolo caudofemorale era ravvicinata al bacino, mentre in molti dinosauri erbivori l'inserzione si pone all'incirca alla metà del femore. Ciò comportava per i predatori un maggiore sviluppo di velocità, considerata la possibilità di fare falcate più lunghe non essendo necessaria un'eccessiva contrazione muscolare, ma anche una minore resistenza sulle lunghe distanze, dato il maggior dispendio di energie che una leva così corta richiede. Coerentemente si può immaginare uno scenario in cui, in una corsa "di resistenza", la preda sarebbe potuta sfuggire al Tyrannosaurus, trovandosi, però, in difficoltà in un agguato dove doveva scattare immediatamente.

La questione è chiusa definitivamente? Non ne sono sicuro, anzi lo dubito fortemente.

Questo modello confuta il precedente? Non ne sono sicuro, ma penso entrambi vadano migliorati.

C'è allora qualcosa di cui sei sicuro? Sì, sono sicuro che, qualsiasi fosse la tecnica di caccia o la velocità sostenibile, Tyrannosaurus rex non poteva morire di fame. E questo, anche senza evidenze fossili o modelli matematici sperimentali, è un dato inconfutabile.

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